sabato 26 luglio 2008

L'amore non basta


di David Friedman


Un'abituale critica mossa alla proprietà privata è che essa sia un sistema immorale, perché basato sull'egoismo. Il che è sbagliato. Comunemente viene definito egoismo un atteggiamento in base al quale una persona pensa solo a se stessa e non si cura del benessere degli altri. L'essere a favore della proprietà privata non significa sostenere tale atteggiamento; significa solamente essere coscienti del fatto che individui differenti hanno fini differenti e li perseguono. Ogni persona è egoista solamente perché accetta e segue la propria percezione della realtà, la propria visione di ciò che è bene.Un'obiezione simile è sbagliata anche perché pone false alternative. Sotto qualsiasi istituzione, ci sono essenzialmente solo tre metodi per convincere qualcuno ad aiutare gli altri a realizzare i propri obiettivi: l'amore, lo scambio volontario e la forza. L'amore trasforma il mio obiettivo nel tuo. Chi mi ama vuole che io ottenga ciò che desidero (a meno che non pensi che io non sia in grado di capire ciò che è giusto per me). Quindi mi aiuta volontariamente, disinteressatamente. Ma la parola "amore" è un termine troppo limitato. Tu potresti anche condividere il mio scopo, non tanto perché è il mio scopo, ma perché in un certo senso tu e io abbiamo la stessa percezione di ciò che è bene. Potresti offrirti di lavorare per la mia campagna politica, non per amore, ma perché convinto che la mia elezione possa essere un bene. Naturalmente, potremmo condividere uguali interessi per ragioni totalmente diverse. Io potrei pensare di essere proprio quello di cui il paese ha bisogno, e tu che io sia proprio quello che la nazione "merita".Il secondo metodo di collaborazione è il commercio. Io acconsento ad aiutare te a realizzare il tuo scopo se tu mi aiuti a realizzare il mio.Il terzo metodo è la forza. Tu fai ciò che voglio, o ti sparo.L'amore (o più in generale il condividere uno scopo comune) funziona bene, ma solo per una gamma limitata di problemi. È difficile conoscere tanta gente così bene da amarla. L'amore può essere fonte di cooperazione per questioni complesse fra piccoli gruppi, come la famiglia. Esso funziona anche tra gruppi numerosi, per obiettivi assai semplici --- tanto semplici che individui diversi possono trovarsi completamente d'accordo. Ma per un fine complesso che coinvolge un gran numero di persone -- la produzione di questo libro, ad esempio -- l'amore non potrà funzionare. Non posso pretendere che tutti coloro la cui collaborazione mi è necessaria (compositori, editori, librai, taglialegna, proprietari di cartiere, e mille altri ancora) mi conoscano e mi amino tanto da voler pubblicare questo libro per il mio bene. Tantomeno posso pretendere che tutti siano d'accordo con le mie convinzioni, così da vedere la pubblicazione del libro come un obiettivo in sé. Non posso neanche aspettarmi che siano desiderosi di leggere il libro e, di conseguenza, disposti ad aiutarmi a produrlo. Dovrò servirmi del commercio.Io spendo tempo ed energia per produrre il manoscritto. Ottengo, in cambio, l'opportunità di diffondere la mia opinione, un po' di soddisfazione per il mio ego, e un po' di soldi. Chi vuole leggere il libro lo compra. In cambio, sborsa denaro. La casa editrice e i suoi dipendenti forniscono tempo, energia e talento necessari per coordinare il tutto; ottengono in cambio denaro e reputazione. I taglialegna, i tipografi e tutti gli altri apportano le loro energie e il proprio talento e in cambio guadagnano soldi. Migliaia di persone, forse milioni, cooperano a un unico scopo, e allo stesso tempo ognuno persegue il proprio obiettivo. Dunque, in regime di proprietà privata, il primo metodo, l'amore, viene usato laddove è possibile. Altrimenti ci si serve del commercio. L'accusa alla proprietà privata di essere egoista oppone il secondo metodo al primo. Implica che l'unica alternativa al commercio "egoista" sia l'amore "altruista". Ma, in un regime di proprietà privata, l'amore è già usato dove possibile. A nessuno viene impedito di operare gratuitamente, se lo desidera. Molte persone (genitori che aiutano i propri figli, volontari in ospedale, capi scout) fanno proprio questo. Per ciò che la gente non è disposta a fare gratuitamente, se non è permesso ricorrere al secondo metodo, il commercio, necessariamente si dovrà usare il terzo: la forza. Invece di avere "egoisti" che svolgono un'attività perché lo desiderano, avremo "generosi" che si daranno da fare sotto la minaccia della pistola. Non è ingiusta questa accusa? L'unica alternativa offerta da coloro che deplorano il commercio come egoista è sempre lo Stato [che è inerentemente coercitivo, NdM]. In altre parole, per costoro è egoista fare qualcosa per soldi, quindi i ghetti dovrebbero essere ripuliti da "giovani delinquenti" reclutati attraverso un "servizio di riabilitazione". Il che, in altre parole, significa che il lavoro dovrebbe essere svolto da individui la cui alternativa è la galera.Una seconda obiezione spesso sollevata contro un sistema di proprietà privata è che le risorse possono essere mal distribuite. Un uomo può morire di fame mentre un altro ha più cibo del necessario. Questo è vero, ma si verifica in qualsiasi sistema di distribuzione delle risorse. Chiunque prenda una decisione potrebbe stabilire una cosa che io ritengo sbagliata. Ma certo, si potrebbe istituire un apposito ministero e affidargli il compito di nutrire chi è affamato e vestire chi è nudo: ciò non significa che tutti i bisognosi saranno vestiti e nutriti. A un certo punto qualcuno dovrà decidere a chi andrà o non andrà l'aiuto. L'ingranaggio politico, ministeri e burocrazia, seguono i propri obiettivi, tanto quanto gli uomini d'affari seguono il proprio. Se la grande maggioranza è d'accordo nel nutrire gli affamati, per l'uomo politico potrebbe essere conveniente perseguire tale obiettivo. Tuttavia, in una circostanza del genere, la politica non è necessaria: un'anima buona darà comunque da mangiare a chi è affamato. Se la grande maggioranza è contraria a nutrire l'affamato, l'anima caritatevole fra la minoranza continuerà a dargli da mangiare --- il politico non lo farà. Non c'è modo di dare a un uomo politico un potere da usare esclusivamente per fare del bene. Se decide di dar da mangiare a qualcuno, deve negarlo a qualcun altro: il cibo non nasce dal nulla. Si può citare soltanto un'occasione, nel corso della storia moderna in tempo di pace, in cui molte persone sono morte di fame nonostante l'abbondanza di cibo. È successo in un sistema economico nel quale la decisione riguardante chi avesse bisogno di aiuti era in mano al governo. A Stalin spettava decidere quanto cibo fosse necessario agli abitanti dell'Ucraina. Ciò che "eccedeva" veniva requisito dal governo sovietico ed esportato. Nel corso degli anni 1932 e 1933 alcuni milioni di Ucraini sono morti di fame. Durante quei due anni, secondo dati sovietici, l'URSS ha esportato circa un milione e ottocentomila tonnellate di grano. Se supponiamo un numero elevato di affamati --- diciamo 8 milioni --- quel grano avrebbe fornito circa 2000 calorie al giorno a ciascuno di essi.Tuttavia, c'è qualcosa nell' obiezione socialista alla "non corretta distribuzione delle risorse" capitalista, con cui posso simpatizzare sul piano estetico, ma non in termini economici.La maggior parte di noi in fondo al cuore è convinta che esista un unico modo di intendere il bene che, idealmente, tutti dovremmo perseguire. In uno Stato socialista ideale, centralmente pianificato, tutti fanno parte di una gerarchia che persegue lo stesso obiettivo. Se tale obiettivo consistesse nel perseguire la "giustizia ideale", quella società sarebbe molto più perfetta di quanto potrebbe mai esserlo una società capitalista, dove ciascuno ha una propria differente ed imperfetta concezione di ciò che è giusto. Dal momento che la maggior parte dei socialisti pensa che un governo socialista sarà gestito da persone molto simili a loro, essi credono che quel governo perseguirà il vero bene --- quello che loro riescono a percepire soltanto in maniera imperfetta. Una soluzione del genere sarebbe sicuramente migliore di un sistema caotico in cui una varietà di persone diverse dai socialisti percepisce una varietà di altre forme di bene, e spreca risorse preziose per perseguirle. Chi sogna una società socialista raramente prende in considerazione la possibilità che altri, con fini diversi da quelli dei socialisti, possano riuscire a imporre le proprie idee, ma piuttosto il contrario. George Orwell è l'unica eccezione che mi viene in mente.Una terza obiezione sollevata alla proprietà privata è che gli uomini non sono veramente liberi se hanno bisogno di usare la proprietà altrui, ad esempio per stampare le loro opinioni o persino per mangiare e bere. Se per non morire di fame devo fare quello che mi dici tu, una tale concezione dellla libertà potrebbe essere utile per un filosofo della politica, ma non è molto utile per me.Questa osservazione è abbastanza giusta, ma è ugualmente vera, e molto più rilevante, per qualunque sistema dove vige la proprietà pubblica. È estremamente più probabile che ci sarà un solo proprietario di cibo se lo Stato detiene tutta la proprietà, piuttosto che se la stessa è in mano di una molteplicità di individui: ci sono senz'altro meno governi. Quando è diviso, il potere diminuisce. Se una persona possiede tutto ciò che serve per il mio nutrimento, essa può costringermi a fare qualsiasi cosa. Se il potere viene diviso fra cento uomini, nessuno può costringermi a lavorare troppo per mangiare; se qualcuno ci prova, posso trovare altrove ciò che voglio.
Estratto da L'ingranaggio della Libertà