domenica 12 ottobre 2008

Ideologia e mercato. Un'analisi costruttivistica.

di Luigi Corvaglia



Premessa: mindfucking



- Quando io uso una parola, - disse Humpty Dunty in tono d'alterigia, - essa significa ciò che appunto voglio che significhi: né più né meno.- Il problema è, - disse Alice, - se voi potete dare alle parole tanti diversi significati.- il problema è, - disse Humpty Dunty, - chi è il padrone....


Lewis Carroll, Attraverso lo specchio



Alle parole, al contrario che ai numeri, possiamo dare il senso che vogliamo. Non è necessario frequentare persone che hanno avuto la sventura di essere definite psicotiche per rendersene conto. Si pensi all’etichetta “guerra preventiva”. Una delle migliori strategie di riprogrammazione e riforma del pensiero utilizzata da chi voglia far persuasione coercitiva (in slang americano, mindfucking) è proprio la ridefinizione del linguaggio. Tale ridefinizione, come superbamente messo in rilievo da Orwell, è un modo di ridefinire la realtà stessa. In 1984, in un totalitarismo in cui è contemplato lo “psicoreato”, gli inventori della “neolingua” mirano a “semplificare al massimo le possibilità di pensiero”. Esistono sicuramente forme “benigne” di inganno linguistico. La Groenlandia, “terra verde”, è una distesa di ghiacci, l’Oceano Pacifico è decisamente poco pacifico, il Capo di Buona Speranza è un posto che lascia invero poche speranze al navigatore. Qui il ribaltamento ha connotati, se vogliamo, chiaramente - e pertanto venialmente – truffaldini.La benignità è nel fatto che basta sottoporre a verifica la nostra aspettativa di trovarci in una terra verde, in un mare placido o in una rilassante regata lungo costa con l’esperienza sul campo per invalidare l’idea precedente. Se sopravviviamo, sulla nostra mappa ci è facile annotare che il Capo di Buona Speranza è un posto consigliabile solo ai nemici. E’ ciò che Popper definiva “falsificabilità”. La nostra conoscenza procede appunto in questo modo. La nitidezza della nostra visione del territorio aumenta aggiornando di continuo le nostre “mappe” grazie alle invalidazioni. Ne deriva che il vero motore della conoscenza è l’errore. E’ l’errore che ci informa sulla non validità della nostra “mappa cognitiva” e ci impone di rivederla. Detta diversamente, cioè con un personaggio de Il nome della rosa di U. Eco, “il dubbio è il nemico di ogni fede”, pertanto è il dubbio, non la certezza, la spinta di ogni ricerca, di ogni indagine. L’importante, quindi, è che le idee siano almeno in potenza invalidabili. Altrimenti la cosa diventa maligna e, in taluni casi, porta a vere metastasi cognitive. E’ il caso delle fedi religiose e politiche. Incluso l’anarchismo.





Ossimori falsi e ossimori veri







Kevin Carson, individualista americano, definisce la propria visione politica, cioè una sorta di mutualismo di stampo proudhoniano, “libero mercato anti-capitalista”. A prima vista, soprattutto ad un europeo intriso di marxismo, la definizione può apparire un ossimoro. Come dire “Capo di Buona Speranza Negativa”. E invece no. Perché si abbia ossimoro è necessario che le due parti della definizione confliggano in termini concettuali. Cosa che si pone solo se ai termini “libero mercato” e “capitalismo” diamo delle connotazioni e non se ne diamo altre. Lo abbiamo detto, alle parole, come Humpty Dunty, possiamo dare il significato che vogliamo. Il problema qui, però, è che a inchiodare indelebilmente le etichette sui legni dove sono crocifissi i concetti è il martello delle ideologie. E le ideologie non sono propense a modificarsi neanche in base alle evidenze che potrebbero invalidarle. Le ideologie sono certe, non si discutono, non ammettono dubbi. Cioè, sulla scorta di quanto detto, non ammettono la crescita della conoscenza.Galileo sapeva di poter dimostrare quanto diceva, se solo i preti avessero voluto guardare nel suo cannocchiale. Ma non vollero. Così, secondo una preponderante massa di critici del sistema economico vigente, libero mercato e capitalismo sarebbero pressoché sinonimi. Il motivo è che l’uno e l’altro vedono la proprietà privata – cioè il “furto” proudhoniano, l’ “appropriazione originaria” di Rousseau – quale base di effettualizzazione. Se si rigetta la proprietà - brutta, sporca, cattiva -, da rifiutarsi sono anche le sue conseguenze. Pensare ad un mercato anticapitalista è, dunque, uno “psicoreato”. Di cui, probabilmente, si è macchiato perfino Proudhon, che dello scambio fu un apologeta. Secondo, invece, i partigiani del liberismo duro e puro (esempio più compiuto gli "anarco-capitalisti" seguaci di Murray Rothbard), dirsi anti-capitalisti ed essere collettivisti è tutt’uno. Pertanto, persone come Carson – o lo scrivente – sono da contemplare nell’elenco dei parassiti per motivi di attitudine e di dignità.Esistono molti argomenti logici atti a smontare queste semplicistiche concezioni, se gli interlocutori fossero disposti ad accrescere la loro conoscenza, a migliorare la propria mappa cognitiva. Ma, in genere, questi signori, mai sfiorati dall’ombra del dubbio, si palesano quali varie incarnazioni dei preti che rifiutarono di guardare nel cannocchiale di Galileo. Se ci guardassero vedrebbero che l’etichetta “libero mercato” descrive la concezione di autopoiesi, libero confronto e sperimentazione, sociale ed economica, che è cara ai libertari di ogni “obbedienza”. Il capitalismo, di contro, è termine storico che designa lo strutturarsi di un sistema sclerotizzato di sfruttamento grazie all’intervento statale nell’economia, cioè, non più come sistema autopoietico e cibernetico. In definitiva, il capitalismo è esattamente l’opposto del libero mercato. Lo diceva Korzbinsky in un abusato aforisma: la mappa non è il territorio e il nome non è la cosa designata. Sono i concetti vivi che scalciano una volta imbrigliati nelle etichette morte.Un esempio storico renderà più chiara la distinzione.





Ode alla Grecia ( la storiella mi assolverà)







Con la rivoluzione del 1821 la Grecia si liberò della dominazione turca che si protraeva da circa quattro secoli. Estremamente interessante leggere una descrizione di quanto avvenne nella fase di "vuoto di potere" succedutosi alla cacciata degli ottomani. La gestione del territorio, infatti, fino ad allora in mano ai rappresentanti del potere ottomano, una volta cacciate le nobili famiglie turche che detenevano le terre presso le quali gli autoctoni lavoravano in condizioni di semi schiavitù, erano diventate res nullius.Se in Oklahoma furono organizzate delle competizioni per accaparrarsi la terra durante la corsa all'Ovest, in Grecia, nella provincia dell'Elide, il problema della distribuzione della terra fu risolto dividendola in lotti, ad opera degli stessi abitanti, e, come procedura per l'assegnazione, si organizzarono delle corse con i cavalli.La cosa funzionava così: ogni famiglia esprimeva un cavaliere, e terminata la gara, il vincitore avrebbe scelto la porzione a lui più congeniale. Il secondo classificato sceglieva un altro lotto, e così via, fino che tutte le terre coltivabili non fossero state divise.Le vedove e gli orfani, affinché anch'essi potessero avere una fonte di sostentamento, non dovevano attendere la fine della gara, in quanto le comunità avevano stabilito quali terre assegnargli in precedenza.In questo modo, cioè in modo autopoietico, senza intervento esogeno e senza particolari frizioni, la vita prese un suo stabile ritmo, e i braccianti, per la prima volta dopo secoli, divennero “proprietari” delle terre che coltivavano. Il surplus di produzione che in pochi anni fu realizzato grazie alla fertilità della terra rese possibile l’inizio degli scambi con altre regioni e paesi stranieri. La vita procedeva tranquilla. L’amministrazione delle comunità affidata alle riunioni di rappresentanti non professionisti (capifamiglia, anziani, ecc.) e, cosa che dispiacerà ai fans di Hobbes, pur in totale assenza di polizia, gli atti di reciproca aggressività assolutamente limitati. Ma il giorno arrivò. il governò centrale di Atene finalmente si diede una struttura, emanò le prime leggi, e formò un esercito nazionale. il potere, in altri termini, si coagulò nella forma della dominazione. “Stato” è il termine che indica "chi ha il monopolio della forza su un dato territorio". La definizione è di Walter Benjamin. Una delle prime leggi emanate riguardava la nazionalizzazione delle terre. Procedura molto democratica. Infatti, durante la gloriosa guerra di Spagna, anche gli anarchici parteciparono al governo che emanò il decreto di collettivizzazione operaio del governo autonomo di Catalogna. “In nome del popolo greco”, tutte le terre divenivano proprietà dello stato.Il primo compito dell'esercito ellenico neoformatosi fu di espropriare con la forza le terre ai contadini che nel frattempo le avevano lavorate. In nome del popolo, ovviamente.Quelle stesse terre, poi, furono rivendute dal governo, e finirono in gran parte in mano ai grandi latifondisti dei quali il governo stesso era espressione ed emanazione. Qualche contadino riuscì a ricomprarsi la propria terra, ma le tasse che nel frattempo il governo aveva imposto rendevano impossibile trarre guadagno dalla coltivazione diretta di piccole proprietà. Per tale motivo, questi dovettero subito rivendersele per ritornare a fare i braccianti. Ma ora i padroni non parlavano più turco, parlavano greco. Su queste basi è nato il moderno stato greco, liberale, democratico e capitalista (fino alla parentesi del regime militare).Questa storia greca ha, come le favole del conterraneo Esopo, una morale. Questa storia istruisce. Non ci insegna certo che l'optimum sia l’arcadia agricolo-pastorale, la “buona selvatichezza” rousseauiana o simili romanticismi da salotto radical-chic. E’, infatti, una storia che riguarda una organizzazione sociale che è più "comunità" che "società", nel senso di Tonnies, con tutti i difetti connessi a ciò. Ciò non toglie che le vicende dell’anarchia greca offrono numerosi spunti di riflessione. Ad esempio, sembra che l' "ontogenesi" dello stato greco ricapitoli, per così dire, la "filogenesi" della statualità storica. In altri termini, rappresenti la replica a uso e consumo dei moderni dell'opera di conquista del territorio che generò il leviatano. Non già, quindi, di quella evoluzione darwiniana dalla selvaggia orda primordiale allo stato perfettamente evoluto che sarebbe avvenuta a seguito di un' improbabile accordo universale; cioè quella cosa che Rothbard definì ironicamente "l' immacolata concezione dello stato". Ciò che, però, più conta ai fini del nostro discorso è che la divisione dei “mezzi di produzione” e delle ricchezze non avveniva mediante atti violenti (i "mezzi politici" di cui parla Hoppenheimer), ma in base ad un comune accordo (i "mezzi economici"). Questo accordo si può, senza pudori, definire mercato, ma si ha estrema difficoltà a definirlo capitalismo. Non nel senso “volgare” del termine.Con ciò, si ribadisce, non si vuol affatto dire che sia auspicabile un ritorno a forme sociali più semplificate e, quindi a sistemi di scambio meno soggetti allo “sfruttamento capitalistico”. No, le preferenze sono individuali e la società non fa che organizzarsi sulla base di queste. Solo il moralismo che contraddistingue chi è uso rifiutare di guardare nei cannocchiali può ardire di porsi a missionario che annunci questo o quel rigore. Di questa schiera fanno spesso parte gli anarchici classici, di tradizione socialista, i quali, invece, spacciano per alternative alle logiche di mercato situazioni di mercato primitive, compra-vendita equa e solidale, autoproduzioni. Queste, in realtà, sono piena espressione del libero scambio, cioè di un sistema basato su incentivi individuali. Il "mercato" non è dotato di una moralità sua propria o addirittura di una (im)moralità esogena impostogli, è bensì espressione dei valori dei singoli partecipanti al sistema. Si tratta di mercati, solo più piccoli e meno redditizi. Minor godimento, si deduce, minor peccato. Una comune in cui viga la gratuità rientra perfettamente nella logica di un “mercato” similmente inteso.No, con questo discorso si vuole portare l’attenzione soprattutto sull’altro polo della questione, quello statale, cioè sul fatto che il primo gesto che lo stato appena formatosi ha compiuto è stato togliere le terre ai contadini che le coltivavano e il concederle ai ricchi protettori latifondisti, che con i loro mezzi avevano permesso la formazione della elite governativa. E le tasse, imposte dal governo centrale per il proprio mantenimento, hanno fatto in modo che non risultasse più vantaggioso per i piccoli proprietari il mantenimento dei loro limitati possedimenti. Ciò ha posto le basi per un’economia, quella che ha poi prodotto Onassis, che, per quanto più “arretrata” rispetto alla gran parte di quella dell’Occidente residuo, può dirsi di tipo capitalistico, anche se si ha difficoltà a definire “di libero mercato”. Messa così, si badi, sono anti-capitalisti anche i cosiddetti anarco-capitalisti. Insomma, il dato storico ricalca perfettamente il noto criterio che David Friedman utilizza per descrivere cosa è mercato e cosa no. E’ mercato qualunque situazione in cui le risorse vengono utilizzate in base a regole condivise – qualunque regola, inclusa la corsa coi cavalli – ed è non-mercato ogni situazione in cui il problema venga risolto con la forza. Quest’ultimo, dice Friedman, è talmente poco conveniente che “viene utilizzato solo da bambini piccoli e grandi nazioni”. Appunto.La questione sulla quale questa storia ci invita a riflettere, in definitiva, è: favorisce di più il privilegio e l'accumulazione illegittima la libera contrattazione - da sempre accusata di essere il terreno di coltura del "capitalismo da rapina" - o la regolazione dell'economia sotto la tutela di organizzazioni sovrapersonali – sia uno stato (liberal-democratico a proprietà privata diffusa o socialista a “capitalismo di stato”) o anche un governo su modello del "Comitato delle Milizie" spagnolo -, teorico garante dei "diritti" di tutti i "cittadini"? Ognuno è libero, ovviamente, di pensarla come vuole, ma chi ritiene che la prima condizione sia auspicabile e la seconda deleteria persegue un “libero mercato anti-capitalista”. Grazie di aver guardato nel cannocchiale.





Conclusioni: la realtà non è vera







"Abbiamo una regola. Marmellata domani e marmellata ieri, ma mai marmellata oggi." "Ma qualche volta ci deve essere il giorno della ‘marmellata oggi’," obiettò Alice. "No, no, impossibile," disse la Regina. "La marmellata è prevista a giorni alterni e oggi, sai, non è affatto giorno alterno, lo vedi da te."


Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie







Alice al tè dei matti dice “è certamente la mia lingua ma io non la capisco”. Difatti, una povera organizzazione psichica, oltre a rendere le etichette, i “significanti”, di scarsa utilità nel definire i significati, comporta anche che la logica si sviluppi sulla base di sillogismi che hanno come premesse e come conclusioni sentenze fatue e discutibili. Sentenze espresse sulla base di “costrutti” poveri, direbbe George Kelly, fondatore del “costruttivismo cognitivo”. E sentenze povere generano mindfucking. Self-mindfucking. Come già detto, ci aveva avvertiti Korzbinsky. Non bastasse, ce lo ha poi ricordato Gregory Bateson. La mappa non è il territorio. Ogni essere vivente, nel conoscere la realtà, la costruisce. Naviganti nel mare magnum, viandanti nel paese delle meraviglie, noi tracciamo mappe col solo fine di costruirci uno spazio per orientarci e prevedere gli eventi. Non esistono mappe più vere di altre. Esistono però mappe migliori di altre. Esistono mappe più articolate, più ricche, che reggono meglio alle invalidazioni e riescono ad avere maggiore capacità predittiva. Che, continuando la metafora, non ci fanno perdere con troppa facilità. Ora, i costrutti sono binari. Bello e brutto, capitalismo e socialismo, libero mercato e pianificazione, individualismo-socialismo, razionalità e trascendenza, ecc. Un sistema di costrutti semplice avrà dei problemi davanti alle invalidazioni. Per un tizio convinto dell’esistenza del plusvalore, l’idea che sia più “socialista” il mercato dello stato è cognizione che si vorrebbe non incontrare, soprattutto se la struttura è semplicemente “comunismo-capitalismo”. Se cade l’una non rimane che l’altra. Inaccetabile. E' una "dissonanza cognitiva" (Festinger). Come Bandler & Grinder dicono di chi si trova in queste impasse, “la difficoltà non sta nel fatto che essi effettuano la scelta sbagliata, ma che non hanno abbastanza scelte: non hanno un'immagine del mondo messa a fuoco con ricchezza". Gli Innuit (eschimesi) dispongono di circa duecento parole per definire la neve nelle sue diverse manifestazioni, le quali sfuggono a chi non ha tale elemento quale unico ambiente. La mappa dell’innuit non è più vera, è più adatta a orientarsi nel suo ambiente. Edward Konkin III, conosciuto per essere il fondatore della corrente anarco-capitalista nota come “agorismo”, descrive tre tipi di imprenditore: 1: l’imprenditore (buono), che corre rischi, innova, è vera forza produttrice e progressista; 2) il capitalista non statalista (neutrale), relativamente poco innovatore; 3) il capitalista statalista (cattivo) definito “il più grande male del regno politico”. Non siamo molto distanti dal pensiero del “socialista” Carson. Bene, quella di Konkin non sarà la ricchezza del dizionario Innuit alla voce neve, ma è già ben più del costrutto elementare di imprenditore - sempre cattivo “a sinistra” e sempre buono “a destra” - generalmente utilizzato. La semplificazione del pensiero, si ricordi, era il fine della neolingua orwelliana.La stessa nozione di "proprietà" può articolarsi ben più di quanto in uso presso le tribù che ne fanno totem o tabù. Ad esempio, Bud Spangler distingue, in buona compagnia, fra "proprietà nel senso di un ingiusto stato privilegiato e proprietà nel senso del verificarsi di un fenomeno etico sostenuto da un ampio consenso" aggiungendo che la proprietà acquisita tramite libero scambio e sostenuta dal consenso dei partecipanti "sarebbe difendibile grosso modo come si potrebbe difendere il “possesso” in un sistema di proprietà usufrutto", concludendo che "Questa teoria della proprietà, (...) attualmente fornisce le basi per una rivoluzionaria redistribuzione della proprietà, da una plutocrazia alleata con lo stato, ai lavoratori." Preservare costrutti inadeguati, insomma, è possibile solo tramite l’elusione (“non ci guardo nel cannocchiale”), l’immunizzazione (“sarà una deformazione della lente”) o l’ostilità (“Il cannocchiale te lo do in testa”). Crescere in complessità, invece, prevede la disponibilità all’esplorazione, la tendenza a mettere a rischio i proprio costrutti, invalidarli, creandone di nuovi più articolati, più comprensivi, più fini, che rendano le successive invalidazioni più rare e meno traumatiche. Significa, insomma, creare incessantemente sé stessi ed il mondo anche a costo di dolorosi riaggiustamenti (gli “accomodamenti” di Piaget). Non è facile, certo, ma è il minimo che si possa chiedere a chi si definisca “libertario”. Altrimenti, diceva Korbinzsky - “Ci sono due modi di attraversare facilmente la vita: credere ad ogni cosa o dubitare di ogni cosa. Entrambi ci salvano dal pensare.”

sabato 20 settembre 2008

La risposta a dieci obiezioni ad una società senza stato

di R.D. Long


Traduzione di Maurizio Colucci (con la partecipazione di Luigi Corvaglia, traduttore del punto 5 e responsabile della modifica - mirata esclusivamente all' "eufonia" e non certo al miglioramento dello scritto in termini semantici - di alcune parti del precedente lavoro di Colucci). Note di M. Colucci.

L'originale inglese è disponibile qui.__

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Voglio parlare delle obiezioni principali che sono state mosse all'anarchismo libertario e tentare di rispondervi. Ma prima di cominciare ... vorrei esporre brevemente una ragione positiva in favore di una società libertaria.


Premessa: problemi del monopolio forzoso


Guardate la cosa da questo punto di vista: che cosa c'è che non va in un monopolio delle scarpe? Supponete che io e la mia banda siamo gli unici col permesso legale di produrre e vendere scarpe. Cosa c'è che non va? Beh, prima di tutto, dal punto di vista morale, la domanda è: perché proprio noi? Cosa abbiamo di speciale? ... Perché io e la mia banda avremmo il diritto di produrre e vendere qualcosa che nessun altro ha il diritto di produrre e vendere; di fornire un bene o servizio che nessun altro ha il diritto di fornire? Per quanto voi ne sappiate, sono solo un mortale, un altro umano come voi. Quindi da un punto di vista morale non ho diritto di farlo più di chiunque altro. Poi, naturalmente, da un punto di vista pragmatico e consequenzialista, qual è il risultato probabile del fatto che io e la mia banda abbiamo il monopolio delle scarpe? Prima di tutto, ci sono problemi di incentivo. Se sono l'unica persona che ha il diritto di fare e vendere scarpe, probabilmente non otterrete da me le scarpe a un buon prezzo. Posso farvi pagare quello che voglio, almeno fino a che il prezzo non è tale che non possiate più permettervele, o che decidiate che siete più felici senza scarpe. Ma in ogni caso vi chiederò il prezzo più alto che posso cavare da voi -- perché non avete alcun altro posto dove rivolgervi. Inoltre probabilmente non dovreste aspettarvi che le mie scarpe abbiano una qualità particolarmente alta, perché, dopotutto, fino a che le scarpe sono appena decenti, e fino a che le preferite ad andare a piedi scalzi, dovete comprarle da me. Oltre al fatto che probabilmente le mie scarpe saranno molto costose e non di gran qualità, il fatto che sono l'unica persona che può produrre e vendere scarpe mi dà un certo potere su di voi. Supponi che tu mi stia antipatico. Supponi che tu mi abbia offeso in qualche modo. Beh, forse dovrai andare per un po' in giro senza scarpe. Quindi ci sono anche problemi di abuso di potere. Ma non è solo un problema di incentivo. [Ci sono anche problemi di informazione.] Infatti, supponiamo che io sia un santo e che faccia per voi le migliori scarpe che riesco a fare, e che vi faccia pagare il prezzo più basso che posso, e che non abusi affatto del mio potere. Supponiamo anche che io sia completamente degno di fiducia. ... c'è ancora un problema, e cioè: come faccio a sapere che sto facendo un buon lavoro con queste scarpe? Dopotutto non ho concorrenti. Forse potrei fare dei sondaggi per cercare di scoprire che tipo di scarpe la gente vuole. Ma ci sono molti modi diversi in cui io potrei fare scarpe. Alcuni modi sono più costosi, altri meno. Come faccio a saperlo, senza un mercato, e quindi senza l'informazione che mi deriva dal profitto o dalle perdite? Devo tirare a indovinare. Quindi, anche se faccio del mio meglio, la quantità di scarpe che produco e la loro qualità potrebbero non essere le più adatte a soddisfare le preferenze delle persone. Ed io ho difficoltà a scoprirlo.


Il governo è un monopolio forzoso


Quindi queste sono le ragioni per non avere un monopolio forzoso della produzione e della vendita delle scarpe. A prima vista, queste sembrano anche buone ragioni per non dare a nessuno il monopolio dei servizi giudiziari, dei servizi di protezione, e di tutte quelle cose che potremmo chiamare "l'impresa della legge". Prima di tutto c'è la questione morale: perché una gang di persone ha il diritto di essere l'unico in un dato territorio ad offrire certi tipi di servizi legali e far applicare certe cose? E poi ci sono le domande economiche: quali saranno gli incentivi? Anche questo è un monopolio. Sembra probabile che, essendo i clienti costretti a rivolgersi a loro, essi faranno pagare prezzi più alti di quanto farebbero altrimenti, e offriranno una qualità inferiore. Potrebbe esserci anche qualche occasionale abuso di potere. E poi, anche se riesci ad evitare tutti questi problemi, e riesci a far arrivare al governo dei santi, c'è sempre il problema di informazione: come fanno sapere che il modo in cui stanno fornendo i servizi legali (la particolare combinazione di servizi legali che stanno fornendo) sia davvero la migliore? Visto che non c'è concorrenza, non c'è modo per loro di sapere se potrebbero fare di meglio. Lo scopo di queste considerazioni è spostare l'onere della prova sull'interlocutore. A questo punto, colui che si oppone alla concorrenza nei servizi di protezione e arbitrato deve produrre delle obiezioni.

DIECI OBIEZIONI ALL'ANARCHISMO LIBERTARIO

1. il governo non è un monopolio coercitivo
Un'obiezione che viene a volte sollevata non è tanto un'obiezione all'anarchismo quanto un'obiezione all'argomento morale in favore dell'anarchismo. L'obiezione dice: guarda, lo Stato non è veramente un monopolio coercitivo. Non è vero che le persone non hanno dato il loro consenso. Esiste un senso in cui le persone hanno acconsentito al sistema esistente: decidendo di vivere dentro i confini di un certo territorio, accettando i benefici che il governo offre, e così via. Proprio come, se tu entri in un ristorante e ti siedi e dici che vuoi una bistecca, non devi esplicitamente dire che sei disposto a pagare; è una cosa implicita. Con l'atto di sederti al ristorante e chiedere la bistecca, stai acconsentendo a pagarla. Analogamente, secondo questo argomento, se tu ti siedi nel territorio di un dato Stato, ed accetti il beneficio della protezione della polizia o qualcosa del genere, allora hai implicitamente acconsentito a rispettare i suoi requisiti. Notate che, anche se questo argomento fosse corretto, non risolverebbe la questione pragmatica se lo Stato sia il miglior sistema dal punto di vista del funzionamento.Ma credo che ci siano dei problemi già nell'argomento in questione. È certamente vero che, se entro nella proprietà di altri, sembra che ci sia una specie di aspettativa: finché mi trovo nella loro proprietà, devo fare come dicono. Devo seguire le loro regole. Se non voglio seguire le loro regole, allora me ne devo andare. Ad esempio, io ti invito a casa mia, e, quando tu entri, dico "devi indossare questo strano cappello". E tu dici "perchè?" e io dico "Beh, è così che funziona a casa mia. Tutti devono indossare lo strano cappello. Sono le mie regole.". Ebbene, in questo caso tu non puoi dire "Non indosso lo strano cappello ma resto comunque qui". Queste sono le mie regole; possono essere sciocche, ma posso farlo. Adesso, supponi di essere a casa tua e di stare cenando. Io sono il tuo vicino di casa. Vengo e busso alla tua porta. Tu apri la porta, io entro e dico: "Devi indossare lo strano cappello". E tu dici: "E perché mai?". E io dico "Beh, sei venuto a vivere vicino a me, no? Così facendo, hai acconsentito". E tu dici "Aspetta un secondo! Quando ho acconsentito a una cosa del genere?" Credo che la persona che sostiene quell'argomento stia già assumendo che il governo abbia qualche giurisdizione legittima su questo territorio. E poi dicono: ora, chiunque sia nel territorio sta acconsentendo alle regole prevalenti. Ma stanno assumendo ciò che cercano di dimostrare, cioè che questa giurisdizione sul territorio sia legittima. Se non lo è, allora il governo è solo un gruppo di persone come un altro che risiede in questo vasto territorio geografico. Ma io ho la mia proprietà, che non è la loro (o quantomeno non mi hanno dato alcun argomento che suggerisce che sia loro). Quindi, il fatto che io sto vivendo in "questo paese" significa solo che sto vivendo in una regione geografica sulla quale loro accampano certe pretese. Ma la domanda è se queste pretese siano legittime. Non puoi assumerlo mentre cerchi di provarlo.Un'altra cosa: uno dei problemi di questi argomenti del "contratto sociale implicito" è che non è chiaro quale sia il contratto. Nel caso in cui ordini cibo al ristorante, tutti sanno abbastanza bene quale è il contratto. Quindi in questo caso è possibile impostare un argomento sul consenso implicito. Ma nessuno suggerirebbe che è possibile comprare una casa nello stesso modo. Ci sono così tante regole. Quando è una cosa complicata, nessuno direbbe "hai dato il consenso quando hai mosso la testa leggermente a un certo punto" o qualcosa del genere. Devi scoprire che cosa c'è davvero nel contratto. A che cosa stai acconsentendo? Se nessuno sa quali sono i dettagli del contratto, non è un argomento persuasivo.Ok, da questo punto in poi la maggior parte degli argomenti di cui parlerò sono pragmatici, o un misto tra morali e pragmatici.

2. Hobbes: il governo è necessario per la cooperazione

Probabilmente l'argomento più famoso contro l'anarchia è quello di Hobbes. L'argomento di Hobbes è: vedete, la cooperazione umana, la cooperazione sociale, richiede una struttura legale sottostante. La ragione per cui possiamo fidarci gli uni degli altri è che sappiamo che ci sono forze legali che ci puniranno se violiamo i diritti dell'altro. Io so che mi puniranno se violo i tuoi diritti, ma puniranno anche te se violi i miei. Quindi io posso fidarmi di te senza preoccuparmi della tua personalità. Devo solo confidare nel fatto che tu sarai intimidito dalla legge. Quindi, la cooperazione sociale richiede questa intelaiatura legale tenuta in piedi dalla forza fisica dello Stato. Beh, qui Hobbes sta assumendo un bel po' di cose allo stesso tempo. Primo, sta assumendo che non possa esserci alcuna cooperazione sociale senza la legge. Secondo, sta assumendo che non ci può essere alcuna legge se non c'è dietro una forza fisica che la faccia applicare. Terzo, sta assumendo che solo uno Stato monopolista possa far applicare la legge con la forza. Ma tutte queste assunzioni sono false. Primo, è certamente vero che la cooperazione può emergere, ed emerge, senza la legge. Forse non in modo così efficiente come emergerebbe con la legge, tuttavia emerge. C'è un libro, L'ordine senza la legge, di Robert Ellickson, in cui si illustra come i vicini risolvono le dispute. Offre molti esempi. Ad esempio, cosa succede se la mucca di un contadino entra nel terreno di un altro contadino: risolvono la disputa mediante accordi reciproci e la consuetudine. E non c'è alcuna intelaiatura legale per risolverla. Forse tutto ciò non è abbastanza per un'economia complessa, ma certamente mostra che si può avere qualche tipo di cooperazione senza una struttura legale. Secondo, si può avere una struttura legale che non sia supportata dalla forza. Un esempio è la legge dei mercanti (Law Merchant) nel medioevo: un sistema di legge commerciale che era tenuto in piedi dalle minacce di boicottaggio. Boicottare non significa usare la forza. E' un atto pacifico. Eppure, avevamo commercianti che stipulavano tutti questi contratti, e, se non rispettavi il contratto, la corte semplicemente diceva a tutti "questa persona non ha rispettato il contratto; tenetelo in considerazione se farete un altro contratto con lui". Terzo, è del tutto possibile avere un sistema legale formale che sia sostenuto dalla forza ma che non sia monopolistico. Visto che ad Hobbes non viene neppure in mente questa possibilità, non dà neppure alcun argomento contro di esso. Ma possiamo certamente trovare esempi storici. La storia dell'Islanda medioevale, ad esempio, in cui non c'era alcun organo centrale dell'applicazione della legge. Sebbene ci fosse qualcosa che si potrebbe forse definire governo, non aveva alcun ramo esecutivo. Non aveva polizia, non aveva soldati, non aveva niente. Aveva una specie di sistema di corti di giustizia in concorrenza tra loro. Ma poi, dopo che le corti emettevano la sentenza, non si curavano dell'applicazione. E dei sistemi si sono evoluti automaticamente per svolgere questa funzione.


3. Locke: tre "inconvenienti" dell'anarchia

Degli argomenti più interessanti provengono da Locke. Egli sostiene che l'anarchia ha tre "inconvenienti". ... in ogni modo era più ottimista di Hobbes. Pensava che la cooperazione potesse emergere, sulla base di propensioni morali da una parte e interesse personale dall'altra. Locke pensava che ci fossero tre problemi. Un problema è che in una società anarchica non ci sarebbe un corpo generale di leggi, generalmente noto a tutti, e concordato da tutti, e compreso da tutti. Le persone possono afferrare certi principi di base del diritto naturale, ma la loro applicazione e i dettagli precisi sarebbero stati sempre controversi. Anche tra i libertari non c'è un accordo totale sui dettagli. Quindi, anche in una società di libertari pacifici che cooperano tra di loro, ci saranno disaccordi sui dettagli. E quindi, se non c'è un corpo generale di legge che tutti conoscono in anticipo, e su cui tutti possono contare nel prendere le decisioni, allora non può funzionare. Questo era il primo argomento di Locke. Deve esserci un corpo legale universale che si applica a tutti e che tutti conoscano in anticipo. Secondo, c'è un problema di applicazione della legge. Pensava che senza un governo non hai abbastanza potere unificato per far rispettare la legge. Abbiamo soltanto individui che applicano la legge per conto loro, individui che sono troppo deboli, non abbastanza organizzati, e quindi potrebbero essere sconfitti da una gang di banditi o qualcosa del genere. Terzo, locke diceva che non ci si può fidare delle persone quando sono giudici di se stessi. Se due persone hanno un disaccordo, e uno dice, "io conosco il diritto naturale e lo applicherò con te", beh, le persone tendono ad essere di parte, e troveranno più plausibile quell'interpretazione del diritto naturale che è più favorevole a se stessi. Non ci si può fidare delle persone quando giudicano se stessi, quindi dovrebbero essere obbligati moralmente a sottoporre le loro dispute a un arbitro. Forse in casi di emergenza possono ancora difendersi da soli, sul posto, ma, per altri casi in cui non sia una questione di autodifesa immediata, devono delegare questo ad un arbitro, una terza parte. Cioè lo Stato. Locke pensa che questi problemi esistano in anarchia e che non ci sarebbero con il governo, o almeno con il governo giusto. Ma io credo che sia vero esattamente l'opposto. Credo che l'anarchia possa risolvere tutti e tre questi problemi, e che lo Stato, per sua stessa natura, non possa risolverli. Esaminiamo prima la questione dell'universalità, cioè avere un corpo di legge universalmente noto che le persone possono conoscere in anticipo e su cui possono contare. [Uniformità e prevedibilità.] Ora, una cosa simile può emergere in un sistema non statale? Si dà il caso che sia emerso proprio questo con la Legge Mercantile, precisamente perché lo Stato non lo forniva. Una delle cose che fecero emergere la legge mercantile è che tutti gli Stati d'Europa avevano leggi diverse per quanto riguarda i commercianti. Erano tutte diverse. Una corte in Francia non riteneva valido un contratto fatto in Inghilterra sotto le leggi inglesi, e viceversa. E quindi, i mercanti avevano difficoltà a fare scambi internazionali poiché non c'era un sistema uniforme di legge commerciale per tutta l'Europa. Quindi i mercanti si sono riuniti e hanno detto "bene, facciamocela da soli. Le corti vengono fuori con queste regole tutte diverse, e non rispettano le decisioni gli uni degli altri, quindi noi ignoriamole, e creiamo il nostro sistema legale". Quindi questo è un caso in cui l'uniformità e la prevedibilità sono state prodotte dal mercato e non dallo Stato. E potete vedere che questo non è sorprendente. Coloro che forniscono un sistema privato hanno interesse a renderlo uniforme e prevedibile, se questo è ciò di cui i clienti hanno bisogno. Questo per la stessa ragione per cui non trovate sul mercato bancomat di forma triangolare. Per quanto ne so, non c'è alcuna legge che dice che non puoi produrre un Bancomat triangolare. Ma se qualcuno provasse a metterlo sul mercato, semplicemente non sarebbe popolare perché non si adatterebbe alle macchine esistenti. Quando la gente ha bisogno della diversità, quando la gente ha bisogno di sistemi diversi per persone diverse, il mercato fornisce proprio questo. Ma ci sono dei casi in cui è meglio l'uniformità. Il tuo Bancomat ha maggior valore per te se tutti gli altri usano lo stesso tipo, o un tipo compatibile, così che puoi usare qualunque distributore ovunque tu vada; quindi i mercanti, se vogliono avere un profitto, forniranno uniformità. Quindi il mercato ha incentivo a fornire uniformità, mentre il governo non ha necessariamente questo incentivo. Per quanto riguarda la questione di avere forza sufficiente per organizzarti e difendere i diritti delle persone... beh, non c'è ragione per cui non puoi avere organizzazione con l'anarchia. Anarchia non significa che ognuno si fa le scarpe da sé. L'alternativa al governo che fornisce le scarpe non è che tutti si fanno le scarpe da sé. Analogamente, l'alternativa al governo che fornisce i servizi legali non è che tutti si fanno giustizia da sé, o che tutti devono essere poliziotti di se stessi. Non c'è ragione per cui la gente non si possa organizzare in vari modi. Anzi, se ti preoccupa l'idea di non avere forza sufficiente per resistere a un aggressore, allora un governo monopolista è un aggressore molto più pericoloso di una qualunque gang di banditi, perché ha concentrato tutto questo potere in un unico punto della società. Cosa più interessante, credo che l'argomento sull'essere giudici di se stessi si rivolti contro Locke. Prima di tutto non è un buon argomento in favore dell'esistenza di un monopolio. Infatti, dalla frase "tutti dovrebbero sottoporre le loro dispute a una terza parte", è fallace dedurre che "dovrebbe esserci un'unica terza parte a cui tutti sottopongono le loro dispute". È come se da "tutti amano almeno un programma tv" noi deducessimo "esiste un programma tv che è amato da tutti". Semplicemente non segue. Puoi avere che tutti sottopongono le loro dispute a una terza parte senza che ci sia una terza parte a cui tutti sottomettono le loro dispute. Supponi che ci siano tre persone su un'isola. A e B possono sottoporre le loro dispute a C, A e C possono sottoporre le loro dispute a B, e B e C possono sottoporre le loro dispute ad A. Quindi non c'è bisogno di un monopolio per realizzare il principio che le persone dovrebbero sottoporre la loro dispute a una terza parte. Ma soprattutto: non solo non è necessario un governo, ma un governo è esattamente ciò che non può soddisfare questo principio. Perché se tu hai una disputa con il governo, il governo non sottopone questa disputa a una terza parte. Se hai una disputa con il governo, sarà risolta in una corte del governo (se sei fortunato. Se sei sfortunato e vivi sotto uno di quei governi più brutali, non arriverai neanche a una corte). Ora, naturalmente, è meglio se nel governo c'è una divisione dei poteri, in modo che ci siano più controlli e bilanciamenti, e così via. È un po' meglio, perché è più simile alla situazione in cui ci sono terze parti. Ma comunque sono tutte parti dello stesso sistema: i giudici vengono pagati con i soldi delle tasse e così via. Insomma, non è che non si possono avere approssimazioni migliori e peggiori di questo principio con vari tipi di governo. Però, finché è un sistema di monopolio, esso, per sua stessa natura, è in un certo senso privo di legge. In ultima istanza non sottopone mai le sue disputa una terza parte.

4. Ayn Rand: le agenzie di protezione private combatteranno fra loro

Questo è probabilmente l'argomento più popolare contro una società libertaria, sostenuto da Ayn Rand. Prendiamo il seguente scenario: io credo che tu abbia violato i miei diritti, e tu credi che non sia così. Io chiamo la mia agenzia di protezione e tu chiami la tua agenzia di protezione. Il caso vuole che i giudici delle rispettive agenzie di protezione non siano d'accordo su chi di noi ha torto. A questo punto, chiede Rand, perché le due agenzie non dovrebbero semplicemente combattere? Cosa garantisce che non combatteranno? La risposta naturalmente è che niente garantisce che non combatteranno. Gli esseri umani hanno libero arbitrio. Possono fare qualunque pazzia. Potrebbero combattere. Allo stesso modo, George Bush potrebbe decidere di premere domani il pulsante della bomba nucleare. La gente può fare ogni genere di cosa. Ma la domanda è: cosa è più probabile? Chi ha più probabilità di risolvere le proprie dispute mediante la violenza: un governo o un'agenzia di protezione privata? Beh, la differenza è che le agenzie di protezione private devono sopportare i costi delle proprie decisioni di andare in guerra. Andare in guerra è costoso. Se devi scegliere tra diventare cliente di due agenzie di protezione, e una delle due risolve le sue dispute con la violenza la maggior parte delle volte, e l'altra risolve le sue dispute con l'arbitrato la maggior parte delle volte, che cosa sceglierai? Certo potresti pensare: "voglio quella che risolve le dispute con la violenza. E' una figata". Ok, ma ti costerà di più. La domanda è: quanto fanatico sei? Certo, potresti essere così fanatico che accetterai di pagare una tariffa più alta. Ma molti altri clienti diranno "scelgo quell'agenzia che non mi fa pagare soldi extra per la violenza". Questo nella società anarchica. Invece i "clienti" dei governi sono costretti ad essere clienti di quei governi; non possono andare da un'altra parte. Vengono tassati comunque. Quindi, se un governo decide di andare in guerra, non deve temere che i suoi clienti passino ad un'altra agenzia di protezione. Quindi i governi possono scaricare sui cittadini i costi della guerra in modo molto più efficace di quanto possano farlo le agenzie di protezione..


5. Robert Bidinotto: Non c’è un arbitro finale per le dispute

Un’obiezione comune – la si trova, ad esempio, in Robert Bidinotto, che è un randiano che ha scritto un gran numero di articoli contro l’anarchia - (Io e lui abbiamo una sorta di dibattito online in corso su questo) – e la cui principale obiezione all’anarchia è che in anarchia, non c’è un arbitro finale nelle dispute. Sotto il governo, un qualche arbitro finale ad un qualche punto arriva a risolvere le dispute in un modo o in un altro. Bene, in anarchia, dato che non c’è alcuna agenzia che ha il diritto di definire le cose una volta per tutte, non c’è arbitro finale, così le dispute, in un certo senso, non finiscono mai e non vengono mai risolte, rimangono sempre aperte.
Quindi qual è la risposta a ciò? Bene, penso che ci sia un’ambiguità sul concetto di arbitro finale. Per “arbitro finale” si potrebbe intendere l’arbitro finale in termini platonici. In altre parole, qualcuno o qualcosa o qualche istituzione che in qualche modo garantisce in modo assoluto che la disputa è chiusa per sempre, che garantisce in assoluto la risoluzione. Oppure, per “arbitro finale” si può semplicemente intendere qualche persona o processo o istituzione o qualcos’altro che in modo più o meno affidabile garantisce il più delle volte che questi problemi sono risolti.
Ora, è vero che nel senso platonico di un' assoluta garanzia di un arbitro finale – in quel senso, l’anarchia non ne produce affatto. Ma non lo fa neppure qualunque altro sistema. Prendiamo la repubblica costituzionale miniarchica del tipo che gode dei favori di Bidinotto. C’è un arbitro finale sotto questo sistema, nel senso di qualcuno che garantisce assolutamente la fine del processo di disputa per sempre? Bene, io ti faccio causa, o mi viene fatta causa, o sono accusato di qualcosa – sono in qualche tipo di situazione da tribunale. Perdo. Mi appello. Mi appello alla Corte Suprema. Mi vanno contro. Faccio pressione sul congresso per cambiare le leggi in modo che mi favoriscano. Non lo fanno. Così io provo a fare un movimento per un Emandamento Costituzionale. Che fallisce, cosicchè provo a mettere insieme delle persone nuove affinchè votino al Congresso qualcuno che voti a favore. In un certo qual modo, posso andare avanti per sempre. La disputa non è finita. Eppure, come dato di fatto, la maggior parte delle cause legali in effetti finisce. Qualcuno trova troppo costoso continuare a combattere. Similmente, in anarchia - ovviamente non c’è chi possa garantire che il conflitto non andrà avanti all’infinito. Ci sono ben poche garanzie che un’armatura calzi a pennello. Ma non ci sono ragioni per non aspettarsi che funzioni.


6. il diritto di proprietà non può emergere dal mercato
Un altro argomento popolare, usato spesso dai seguaci di Ayn Rand, è che gli scambi di mercato presuppongono l'esistenza di un diritto di proprietà. Io e te non possiamo scambiarci beni e servizi, o soldi e servizi, o cose del genere, se non c'è già in partenza una struttura stabile di diritti di proprietà che ci assicuri di quali proprietà abbiamo. Visto che il mercato, per poter funzionare, presuppone un diritto di proprietà preesistente, allora il diritto di proprietà stesso non può essere prodotto del mercato. Il diritto di proprietà deve emergere in qualche modo; non sanno bene da dove, ma dal mercato non può emergere (forse pensano che emerga da qualche robot infallibile o cose del genere). Insomma loro ragionano così: a un certo momento non esiste questo diritto di proprietà, e non stanno avvenendo transazioni di mercato; tutti stanno aspettando che l'intera struttura legale sia in piedi. E poi, quando la struttura è completa, possiamo finalmente cominciare a fare scambi. Certamente è vero che non puoi avere mercati funzionanti senza un sistema legale funzionante. Ma non è che prima si costruisce il sistema legale, e poi, l'ultimo giorno, quando finalmente si finisce di mettere insieme il sistema legale, la gente comincia a fare scambi. Queste cose si evolvono insieme. Le istituzioni legali ed economiche nascono in parallelo, nello stesso posto e nello stesso tempo. Il sistema legale non è una cosa indipendente dall'attività che regolamenta. Dopo tutto, il sistema legale, ripeto, non è un robot o un dio o qualcosa di separato da noi. L'esistenza di un sistema legale consiste nelle persone che vi obbediscono. Se tutti ignorassero il sistema legale, esso non avrebbe alcun potere. Quindi, se il sistema sopravvive, è solo perché le persone generalmente lo rispettano. Anche il sistema legale quindi dipende dal sostegno volontario. Credo che una ragione per cui molte persone sono spaventate dall'anarchia è che pensano che sotto un governo ci sia una specie di garanzia, che in anarchia viene perduta. Che in qualche modo ci sia una struttura solida di fondo a cui possiamo sempre appigliarci nel caso peggiore, una struttura che invece non esiste in anarchia. Ma questa struttura solida di fondo è solo il prodotto di persone che interagiscono in base agli incentivi che hanno. Eppure, quando gli anarchici dicono che le persone in anarchia probabilmente avrebbero incentivi per fare questo o quello, le altre persone rispondono "Ma non è sufficiente! Non voglio che sia soltanto probabile che abbiano gli incentivi di fare questo. Voglio che il governo garantisca assolutamente che lo faranno!" . Ma il governo è fatto di persone. E a seconda di quale è la struttura costituzionale del governo, queste persone hanno probabilità di fare una cosa o un'altra. Non è possibile creare una costituzione che garantisca che le persone del governo si comportino in un modo preciso. Si può creare una costituzione in modo tale che abbiano più probabilità di fare questo e meno probabilità di fare quello. L'anarchia è solo un'estensione del concetto di "controlli e bilanciamenti"; è un sistema che fornisce più controlli e bilanciamenti tra i poteri rispetto a una Costituzione. Per esempio, la gente dice "Che cosa garantisce che le diverse agenzie risolveranno le cose in un dato modo?" Beh, la Costituzione degli Stati Uniti non dice nulla su che cosa succede quando rami diversi del governo sono in disaccordo su come risolvere le cose. Non dice cosa succede se la corte suprema pensa che una cosa sia incostituzionale ed il Parlamento pensa che non lo sia, e vuole procedere comunque. Ad esempio è ben noto che la costituzione non dice che cosa succede se c'è una disputa tra gli Stati e il governo federale. Non è sempre esistito il sistema attuale, in cui se la corte suprema dichiara che una cosa è incostituzionale, poi il Parlamento e il presidente non cercano più di farlo (o cercano di farlo di meno). Ricordate, quando Andrew jackson era presidente: la corte suprema dichiarò che ciò che Jackson stava cercando di fare era incostituzionale. Lui rispose soltanto "beh, hanno preso la loro decisione, vediamo se riescono ad applicarla". La costituzione non dice se ciò che Jackson ha fatto era la cosa giusta. La soluzione che seguiamo oggi è quella che è emersa dalla consuetudine. Forse siete a favore, forse siete contro; in ogni caso questa soluzione non è stata mai codificata nella legge.

7. Il crimine organizzato prenderà il controllo

Una obiezione è che sotto l'anarchia il crimine organizzato assumerà il controllo. Beh, tutto può darsi. Ma è probabile? Il crimine organizzato ottiene il suo potere perché si specializza in cose che sono illegali; cose come la droga, la prostituzione eccetera. Negli anni in cui l'alcol era proibito, il crimine organizzato si specializzava nel traffico di alcol. Oggi, non sono tanto interessati al commercio di alcol. Quindi il potere del crimine organizzato dipende in gran parte dal potere del governo. E' una specie di parassita che vive delle attività del governo. Il governo crea i mercati neri vietando certe cose. ... Il crimine organizzato si specializza in questo. Quindi credo che il crimine organizzato sarebbe più debole, non più forte, in un sistema libertario (1).


8. I ricchi comanderanno

Se trasformi i sistemi legali in un bene economico, la giustizia non si schiererà semplicemente dalla parte di chi offre di più? ... Ma sotto quale sistema i ricchi sono più potenti? Sotto il sistema attuale o sotto l'anarchia di mercato? Certamente, se sei ricco, in entrambi i sistemi hai molti vantaggi. È bello essere ricchi. Sei sempre in una posizione migliore per corrompere le persone con le tangenti. Ma, sotto il sistema attuale, il potere dei ricchi è moltiplicato. Supponi che io sia una persona ricca e malvagia, e che voglia convincere lo Stato a fare una certa cosa che costa al Paese un milione di dollari. Devo forse corrompere qualche burocrate con una tangente di un milione di dollari? No. Perché non sto chiedendo al burocrate di fare quella cosa con i suoi soldi. Ovviamente, se gli stessi chiedendo di farlo con i suoi soldi, e volessi convincerlo a perdere un milione, non potrei offrire una tangente minore di un milione. Dovrei offrire almeno un milione e un centesimo. Ma i burocrati amministrano i soldi altrui; i soldi delle tasse, che non sono di loro proprietà. ... Quindi tutto ciò che devo fare è dare al burocrate una tangente piccola, diciamo mille dollari, e lui indirizzerà questo milione di dollari di tasse dei contribuenti verso il mio progetto preferito. Quindi il potere di corruzione dei miei soldi è moltiplicato. Invece, se tu fossi un'agenzia di protezione privata, e io cercassi di farti fare qualcosa che costa un milione, dovrei darti una tangente di più di un milione. Quindi il potere dei ricchi è in realtà diminuito sotto l'anarchia di mercato. E naturalmente, qualunque corte di giustizia privata che si facesse la reputazione di discriminare a favore dei milionari contro i poveri avrebbe presumibilmente anche la reputazione di discriminare a favore dei miliardari contro i milionari. Quindi i milionari non vorrebbero sempre avere a che fare con quest'agenzia. Vorrebbero avere a che fare con essa solo quando stanno trattando con persone più povere, non più ricche. Insomma, gli effetti di un simile comportamento sulla reputazione non sarebbero troppo popolari (2). Per chi si preoccupa delle vittime povere che non possono permettersi i servizi legali ... si può fare ciò che facevano nell'Islanda medioevale: se qualcuno ti ha danneggiato, ricevi un titolo che ti dà il diritto di riscuotere con la forza un certo risarcimento da quella persona. Se sei troppo povero per pagare un'agenzia che riscuota materialmente questo risarcimento, puoi comunque vendere questo titolo (o parte del titolo) a qualcun altro. E' come quando assumiamo un avvocato con la modalità di pagamento "contingency fee": gli promettiamo una parte dei guadagni in caso di vittoria [cioè di fatto vendiamo all'avvocato una parte del diritto al risarcimento, NdM].Insomma, tu povero puoi vendere il diritto al risarcimento a qualcuno che sia nella posizione di riscuotere quei soldi e di applicare la legge.

9. Robert Bidinotto: le masse vorranno leggi cattive

Un'altra preoccupazione di Bidinotto (che in certo senso è l'esatto contrario della preoccupazione che i ricchi governeranno) è questa:
"Come dice Mises, il mercato è come una grande democrazia, dove c'è la sovranità dei consumatori, e la massa ottiene qualunque cosa vuole (3). Questa è una bella cosa quando si tratta di frigoriferi e automobili e cose del genere. Ma sicuramente non è una bella cosa quando si tratta delle leggi. Perché dopo tutto le masse sono un mucchio di sciocchi ignoranti e intolleranti; se possono ottenere qualunque legge vogliano, chissà quali orribili cose potranno fare."Ma c'è una differenza tra la democrazia economica di Mises e la democrazia politica: nella democrazia economica , è vero che la gente ottiene ciò che vuole, ma stavolta deve pagare per averlo. Ora, è perfettamente vero che, se certe persone sono abbastanza fanatiche e vogliono fortemente imporre ad altre persone delle cose perverse, e se hai un gruppo di persone abbastanza grande e abbastanza fanatico che vuole far ciò, allora l'anarchia potrebbe non condurre a un risultato libertario. In California, abbiamo abbastanza persone che sono completamente fanatiche sul vietare il fumo. In Alabama, vogliono bandire l'omosessualità anziché il fumo. (E nessuno dei due vorrebbe bandire l'altro, credo) ... In questo caso potrebbe succedere effettivamente che, nella democrazia economica, le persone siano così fanatiche da vietare la cosa in questione. Ma ricordate che dovranno pagare per questo. Quindi, quando a fine mese ti arriva a casa la bolletta da pagare, ci sarà scritto questo: "Ecco la quota da pagare per il servizio di base (proteggerti dall'aggressione). Ah, e poi, naturalmente, c'è la tariffa aggiuntiva per quell'altra piccola cosa (sbirciare nella finestra del tuo vicino per assicurarsi che non stia fumando tabacco, o praticando omosessualità, o qualunque altra cosa).A questo punto le persone veramente fanatiche diranno "Sì, mi sta bene pagare soldi extra per questo servizio". Ma, se non sono così fanatiche, diranno "Beh, se tutto ciò che devo fare è entrare in una cabina elettorale e votare per queste leggi che restringono la libertà degli altri, allora lo faccio volentieri; andare a votare non mi costa niente." Ma se devono veramente pagare per queste leggi, diranno "Ehm, forse, dopo tutto, posso chiudere un occhio... Forse posso farmi i cavoli miei."(Inoltre, se le persone sono così fanatiche, neppure il cosiddetto "stato minimo" risolve il problema. Quindi i sostenitori dello "stato minimo" (o minarchici) non si trovano su un terreno più solido.).

10. Robert Nozick e Tyler Cowen: le agenzie di protezione diventeranno un governo di fatto

Quest'ultima domanda fu sollevata in origine dal filosofo Robert Nozick e fu elaborata ulteriormente dall'economista Tyler Cowen. Nozick disse: supponi che ci sia l'anarchia. [Io e te abbiamo una disputa, e siamo clienti di due agenzie diverse. I giudici delle rispettive agenzie sono in disaccordo su chi di noi due ha ragione.] In questo caso, succederà una di queste due cose: o le agenzie di protezione combatteranno (ma abbiamo già discusso questa eventualità) oppure si accorderanno stipulando in anticipo dei contratti mutui di arbitrato (4). Che succede in quest'ultimo caso, in cui le agenzie si impegnano in anticipo a risolvere le loro dispute con contratti vicendevoli di arbitrato? Beh, in questo caso, secondo Nozick, le agenzie in questione diventano un governo. E si tornerebbe di nuovo allo Stato (5). Poi Cowen spinge questo argomento oltre. Dice che ciò che succede è che le agenzie, facendo simili accordi, creano un cartello, e sarà nell'interesse di questo cartello trasformarsi a sua volta in un governo. Se nasce una nuova agenzia a fare concorrenza al cartello, il cartello può semplicemente boicottarla. Proprio come, se tu produci un nuovo Bancomat, è nel tuo interesse che questo Bancomat sia compatibile con le macchine esistenti, così, se tu fondi una nuova agenzia di protezione, è nel tuo interesse diventare parte del sistema di contratti di arbitrato che viene già osservato dalle agenzie esistenti. I clienti non verranno da te se scoprono che tu non hai stretto alcun accordo con le altre agenzie circa cosa deve accadere se un giorno ti troverai in conflitto con queste altre agenzie. Ma in questo caso il cartello sarà in grado di tenere ogni nuova agenzia fuori dal mercato, semplicemente rifiutandosi di fare accordi con essa (boicottaggio). (6)
Potrebbe succedere una cosa del genere? Certo. Potrebbe anche succedere che metà delle persone degli Stati Uniti domani si suicidino in massa. Ma la domanda è: è probabile che questo cartello riesca ad abusare del suo potere in questo modo? Il problema è che i cartelli sono instabili per le solite ragioni. Questo non significa che è impossibile che un cartello abbia successo. Dopo tutto le persone hanno libero arbitrio. Ma è improbabile, perché gli stessi incentivi che portano a formare il cartello ti portano anche a cercare di imbrogliarlo -- perché è sempre nell'interesse di chiunque si trovi dentro il cartello fare accordi con chi sta fuori.L'economista Bryan Caplan distingue tra boicottaggi auto-alimentanti e boicottaggi non-auto-alimentanti. I boicottaggi auto-alimentanti sono quelli dove il boicottaggio è stabile, perché è un boicottaggio contro, ad esempio, un uomo d'affari che imbroglia i suoi partner di affari. Ora, è chiaro che non devi avere una volontà morale di ferro per evitare di fare affari con le persone che imbrogliano i partner di affari. Hai degli interessi personali per non fare affari con queste persone. Ma pensate alla decisione di rinunciare a uno scambio vantaggioso con qualcuno perché non vi piace la sua religione o qualcosa del genere; oppure perché costui è membro di un'agenzia di protezione che non ti piace; o perché gli altri membri nel cartello di boicottaggio ti hanno detto di non trattare con lui. Beh, questo boicottaggio potrebbe funzionare. Forse abbastanza persone (e forse tutti) nel cartello sono così decise a mantenere in vita il cartello, e semplicemente decideranno di non avere rapporti con quella persona. È possibile? Sì. Ma se assumiamo che abbiano formato il cartello di boicottaggio per interesse economico personale, allora l'interesse economico personale è esattamente quello che porterà alla sua distruzione, perché è nell'interesse individuale di ciascun membro del cartello avere rapporti con questa persona.
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note di M. Colucci:
1) C'è un'obiezione simile che dice che un'agenzia di protezione si trasformerà in criminale ed assumerà il controllo. Un'agenzia di protezione prima o poi avrà più successo delle altre, e diverrà più grande e potente delle altre. A quel punto troverà conveniente diventare un'agenzia fuorilegge, cioè annientare le altre agenzie, e cominciare a esigere pagamenti obbligatori dalle persone. In questo modo, l'agenzia in questione diventerà a tutti gli effetti uno Stato.Una risposta a questa obiezione è la seguente: c'è evidenza empirica che nel mercato dei servizi di protezione non esiste un "monopolio naturale". Cioè le agenzie piccole sono più efficienti di quelle grandi. Quindi in un sistema di mercato le agenzie piccole farebbero più soldi di quelle grandi. Quindi le agenzie resterebbero relativamente piccole. Quindi non raggiungerebbero mai la grandezza critica che renderebbe loro conveniente diventare fuorilegge.
2) In una società libertaria, le agenzie di arbitrato vivrebbero interamente della propria reputazione; se un'agenzia emettesse una sentenza che fosse percepita come ingiusta dalla popolazione, quell'agenzia perderebbe moltissimi clienti, finendo probabilmente per fallire. Quindi, per corrompere un'agenzia privata, dovresti offrire più del suo valore di mercato. Questa è una cifra molto superiore a quella che devi offrire per corrompere un giudice oggi. Quindi le agenzie sarebbero più imparziali e più difficili da corrompere rispetto ai giudici attuali. Se mai esiste qualcosa come l'equità o l'imparzialità, le agenzie private si avvicineranno quanto più possibile a questo concetto.
3) Quindi l'anarchia di mercato si potrebbe anche chiamare "democrazia di mercato".
4) Cioè, le agenzie stipulano a due a due un contratto che dice "Se in futuro io e te ci troveremo in disaccordo, delegheremo l'agenzia Tizio a decidere chi di noi due ha ragione". Attenzione: Tizio non è sempre la stessa agenzia: ogni coppia di agenzie può scegliere un'agenzia diversa come arbitro.
5) A questa tesi di Nozick hanno risposto tra gli altri Murray Rothbard e David Friedman. La risposta è che queste agenzie non sarebbero davvero un governo, perché (1) non pretenderebbero pagamenti forzosi: il cittadino sarebbe libero di non pagare e non usufruire dei loro servizi; e (2) il cittadino sarebbe libero di fondare agenzie concorrenti.

sabato 26 luglio 2008

L'amore non basta


di David Friedman


Un'abituale critica mossa alla proprietà privata è che essa sia un sistema immorale, perché basato sull'egoismo. Il che è sbagliato. Comunemente viene definito egoismo un atteggiamento in base al quale una persona pensa solo a se stessa e non si cura del benessere degli altri. L'essere a favore della proprietà privata non significa sostenere tale atteggiamento; significa solamente essere coscienti del fatto che individui differenti hanno fini differenti e li perseguono. Ogni persona è egoista solamente perché accetta e segue la propria percezione della realtà, la propria visione di ciò che è bene.Un'obiezione simile è sbagliata anche perché pone false alternative. Sotto qualsiasi istituzione, ci sono essenzialmente solo tre metodi per convincere qualcuno ad aiutare gli altri a realizzare i propri obiettivi: l'amore, lo scambio volontario e la forza. L'amore trasforma il mio obiettivo nel tuo. Chi mi ama vuole che io ottenga ciò che desidero (a meno che non pensi che io non sia in grado di capire ciò che è giusto per me). Quindi mi aiuta volontariamente, disinteressatamente. Ma la parola "amore" è un termine troppo limitato. Tu potresti anche condividere il mio scopo, non tanto perché è il mio scopo, ma perché in un certo senso tu e io abbiamo la stessa percezione di ciò che è bene. Potresti offrirti di lavorare per la mia campagna politica, non per amore, ma perché convinto che la mia elezione possa essere un bene. Naturalmente, potremmo condividere uguali interessi per ragioni totalmente diverse. Io potrei pensare di essere proprio quello di cui il paese ha bisogno, e tu che io sia proprio quello che la nazione "merita".Il secondo metodo di collaborazione è il commercio. Io acconsento ad aiutare te a realizzare il tuo scopo se tu mi aiuti a realizzare il mio.Il terzo metodo è la forza. Tu fai ciò che voglio, o ti sparo.L'amore (o più in generale il condividere uno scopo comune) funziona bene, ma solo per una gamma limitata di problemi. È difficile conoscere tanta gente così bene da amarla. L'amore può essere fonte di cooperazione per questioni complesse fra piccoli gruppi, come la famiglia. Esso funziona anche tra gruppi numerosi, per obiettivi assai semplici --- tanto semplici che individui diversi possono trovarsi completamente d'accordo. Ma per un fine complesso che coinvolge un gran numero di persone -- la produzione di questo libro, ad esempio -- l'amore non potrà funzionare. Non posso pretendere che tutti coloro la cui collaborazione mi è necessaria (compositori, editori, librai, taglialegna, proprietari di cartiere, e mille altri ancora) mi conoscano e mi amino tanto da voler pubblicare questo libro per il mio bene. Tantomeno posso pretendere che tutti siano d'accordo con le mie convinzioni, così da vedere la pubblicazione del libro come un obiettivo in sé. Non posso neanche aspettarmi che siano desiderosi di leggere il libro e, di conseguenza, disposti ad aiutarmi a produrlo. Dovrò servirmi del commercio.Io spendo tempo ed energia per produrre il manoscritto. Ottengo, in cambio, l'opportunità di diffondere la mia opinione, un po' di soddisfazione per il mio ego, e un po' di soldi. Chi vuole leggere il libro lo compra. In cambio, sborsa denaro. La casa editrice e i suoi dipendenti forniscono tempo, energia e talento necessari per coordinare il tutto; ottengono in cambio denaro e reputazione. I taglialegna, i tipografi e tutti gli altri apportano le loro energie e il proprio talento e in cambio guadagnano soldi. Migliaia di persone, forse milioni, cooperano a un unico scopo, e allo stesso tempo ognuno persegue il proprio obiettivo. Dunque, in regime di proprietà privata, il primo metodo, l'amore, viene usato laddove è possibile. Altrimenti ci si serve del commercio. L'accusa alla proprietà privata di essere egoista oppone il secondo metodo al primo. Implica che l'unica alternativa al commercio "egoista" sia l'amore "altruista". Ma, in un regime di proprietà privata, l'amore è già usato dove possibile. A nessuno viene impedito di operare gratuitamente, se lo desidera. Molte persone (genitori che aiutano i propri figli, volontari in ospedale, capi scout) fanno proprio questo. Per ciò che la gente non è disposta a fare gratuitamente, se non è permesso ricorrere al secondo metodo, il commercio, necessariamente si dovrà usare il terzo: la forza. Invece di avere "egoisti" che svolgono un'attività perché lo desiderano, avremo "generosi" che si daranno da fare sotto la minaccia della pistola. Non è ingiusta questa accusa? L'unica alternativa offerta da coloro che deplorano il commercio come egoista è sempre lo Stato [che è inerentemente coercitivo, NdM]. In altre parole, per costoro è egoista fare qualcosa per soldi, quindi i ghetti dovrebbero essere ripuliti da "giovani delinquenti" reclutati attraverso un "servizio di riabilitazione". Il che, in altre parole, significa che il lavoro dovrebbe essere svolto da individui la cui alternativa è la galera.Una seconda obiezione spesso sollevata contro un sistema di proprietà privata è che le risorse possono essere mal distribuite. Un uomo può morire di fame mentre un altro ha più cibo del necessario. Questo è vero, ma si verifica in qualsiasi sistema di distribuzione delle risorse. Chiunque prenda una decisione potrebbe stabilire una cosa che io ritengo sbagliata. Ma certo, si potrebbe istituire un apposito ministero e affidargli il compito di nutrire chi è affamato e vestire chi è nudo: ciò non significa che tutti i bisognosi saranno vestiti e nutriti. A un certo punto qualcuno dovrà decidere a chi andrà o non andrà l'aiuto. L'ingranaggio politico, ministeri e burocrazia, seguono i propri obiettivi, tanto quanto gli uomini d'affari seguono il proprio. Se la grande maggioranza è d'accordo nel nutrire gli affamati, per l'uomo politico potrebbe essere conveniente perseguire tale obiettivo. Tuttavia, in una circostanza del genere, la politica non è necessaria: un'anima buona darà comunque da mangiare a chi è affamato. Se la grande maggioranza è contraria a nutrire l'affamato, l'anima caritatevole fra la minoranza continuerà a dargli da mangiare --- il politico non lo farà. Non c'è modo di dare a un uomo politico un potere da usare esclusivamente per fare del bene. Se decide di dar da mangiare a qualcuno, deve negarlo a qualcun altro: il cibo non nasce dal nulla. Si può citare soltanto un'occasione, nel corso della storia moderna in tempo di pace, in cui molte persone sono morte di fame nonostante l'abbondanza di cibo. È successo in un sistema economico nel quale la decisione riguardante chi avesse bisogno di aiuti era in mano al governo. A Stalin spettava decidere quanto cibo fosse necessario agli abitanti dell'Ucraina. Ciò che "eccedeva" veniva requisito dal governo sovietico ed esportato. Nel corso degli anni 1932 e 1933 alcuni milioni di Ucraini sono morti di fame. Durante quei due anni, secondo dati sovietici, l'URSS ha esportato circa un milione e ottocentomila tonnellate di grano. Se supponiamo un numero elevato di affamati --- diciamo 8 milioni --- quel grano avrebbe fornito circa 2000 calorie al giorno a ciascuno di essi.Tuttavia, c'è qualcosa nell' obiezione socialista alla "non corretta distribuzione delle risorse" capitalista, con cui posso simpatizzare sul piano estetico, ma non in termini economici.La maggior parte di noi in fondo al cuore è convinta che esista un unico modo di intendere il bene che, idealmente, tutti dovremmo perseguire. In uno Stato socialista ideale, centralmente pianificato, tutti fanno parte di una gerarchia che persegue lo stesso obiettivo. Se tale obiettivo consistesse nel perseguire la "giustizia ideale", quella società sarebbe molto più perfetta di quanto potrebbe mai esserlo una società capitalista, dove ciascuno ha una propria differente ed imperfetta concezione di ciò che è giusto. Dal momento che la maggior parte dei socialisti pensa che un governo socialista sarà gestito da persone molto simili a loro, essi credono che quel governo perseguirà il vero bene --- quello che loro riescono a percepire soltanto in maniera imperfetta. Una soluzione del genere sarebbe sicuramente migliore di un sistema caotico in cui una varietà di persone diverse dai socialisti percepisce una varietà di altre forme di bene, e spreca risorse preziose per perseguirle. Chi sogna una società socialista raramente prende in considerazione la possibilità che altri, con fini diversi da quelli dei socialisti, possano riuscire a imporre le proprie idee, ma piuttosto il contrario. George Orwell è l'unica eccezione che mi viene in mente.Una terza obiezione sollevata alla proprietà privata è che gli uomini non sono veramente liberi se hanno bisogno di usare la proprietà altrui, ad esempio per stampare le loro opinioni o persino per mangiare e bere. Se per non morire di fame devo fare quello che mi dici tu, una tale concezione dellla libertà potrebbe essere utile per un filosofo della politica, ma non è molto utile per me.Questa osservazione è abbastanza giusta, ma è ugualmente vera, e molto più rilevante, per qualunque sistema dove vige la proprietà pubblica. È estremamente più probabile che ci sarà un solo proprietario di cibo se lo Stato detiene tutta la proprietà, piuttosto che se la stessa è in mano di una molteplicità di individui: ci sono senz'altro meno governi. Quando è diviso, il potere diminuisce. Se una persona possiede tutto ciò che serve per il mio nutrimento, essa può costringermi a fare qualsiasi cosa. Se il potere viene diviso fra cento uomini, nessuno può costringermi a lavorare troppo per mangiare; se qualcuno ci prova, posso trovare altrove ciò che voglio.
Estratto da L'ingranaggio della Libertà